La città e il territorio di Viterbo sono conosciuti soprattutto per le radici etrusche e per lo splendore del periodo medioevale. Tuttavia anche nell’epoca del Rinascimento, cioè nel ‘400 e nel ‘500, la Tuscia attraversò un momento di grande floridezza, arricchendosi di maestose chiese, sontuosi palazzi, eleganti viali e superbi giardini che ancora oggi testimoniano l’importanza di quel periodo.
Recentemente, varie associazioni e realtà locali si stanno dedicando alla riscoperta e alla valorizzazione del Rinascimento viterbese, contraddistinto da un notevole fermento culturale e intellettuale, grazie alla presenza, ad esempio, del cosiddetto Circolo degli Spirituali di cui era propulsore il generale degli Agostiniani Egidio Antonini e di cui fecero parte Michelangelo, Vittoria Colonna e il cardinale Reginald Pole: il ruolo di questi personaggi fu importante in un’epoca agitata dalla Riforma luterana e dalla successiva Controriforma romana, in cui cercarono una conciliazione per evitare quello che poi sarebbe stato il periodo dell’Inquisizione. Ma il Rinascimento locale fu anche quello delle grandi famiglie come i Farnese o gli Orsini, mecenati di grandi architetti e artisti molto attivi nella Tuscia come il Vignola, il Bramante e il Sangallo.
Il Rinascimento nella Tuscia e le sue testimonianze
A Viterbo le due testimonianze principali sono Villa Lante, situata in frazione Bagnaia, e il Santuario della Madonna della Quercia. L’apertura dell’odierno Viale Trieste, che collega la città alla basilica, risale proprio a quel periodo. Villa Lante è una delle maggiori realizzazioni del ‘500 italiano. Da ricordare in modo particolare la Fontana dei Mori del Giambologna, il magnifico giardino all’italiana, le palazzine Gambara e Montalto e uno spettacolare sistema di fontane e giochi d’acqua, oltre a un bel parco boschivo, per una superficie totale di 22 ettari.
Il Santuario della Madonna della Quercia ha una storia che inizia nel 1417 quando mastro Battista Juzzante fece dipingere l’immagine miracolosa della Vergine su di una tegola piana a un pittore chiamato Monetto, e l’appende poi a una quercia. L’edificio ha una facciata in bugnato con le lunette dei portali in ceramica bianca e azzurra di Andrea Della Robbia, affiancata dal massiccio campanile di Ambrogio da Milano. L’interno a tre navate è ricoperto da un soffitto decorato con l’oro proveniente dalle Americhe e l’immagine mariana è conservata in un bel tempietto marmoreo di Andrea Bregno. L’ex convento comprende due eleganti chiostri.
Numerose testimonianze di epoca rinascimentale sono presenti anche nel centro storico di Viterbo, dove in quel periodo furono aperte le strade rettilinee di Via Cavour (con il bel Palazzo Brugiotti) e Via Roma, che oggi ben si contraddistinguono all’interno del tessuto urbanistico medioevale che caratterizza gran parte della città antica. Sempre al Rinascimento risale la parte più consistente di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo, soprattutto con la Sala del Consiglio affrescata da Teodoro Siciliano e la Sala Regia dipinta da Baldassarre Croce: entrambi i cicli pittorici sono ispirati alle fantasiose teorie sull’origine mitologica della città inventante dal frate Annio da Viterbo. Al 1487 risale la ricostruzione della slanciata Torre dell’Orologio, che domina Piazza del Plebiscito, alta 45 metri.
Anche il polo monumentale del Colle del Duomo, seppur espressione del medioevo, annovera parecchie evidenze rinascimentali: la facciata della Cattedrale di San Lorenzo, la cui ricostruzione fu voluta dal cardinale De Gambara, oppure il fonte battesimale del 1470 di Francesco d’Ancona in marmo bianco, o ancora la preziosa Crocifissione michelangiolesca conservata nel Museo Colle del Duomo, oggetto di numerosi studi e dibattiti. A pochi metri da Piazza San Lorenzo c’è il Palazzo Farnese, residenza della potente famiglia che espresse il papa Paolo III, e di fronte un altro edificio cinquecentesco, Palazzo del Drago.
Altro polo rinascimentale importante è Piazza della Rocca, soprattutto per la presenza della Rocca Albornoz, che nelle forme attuali risale ai secoli XV e XVII, con la loggia fatta aprire da Giulio II e il cortile bramantesco. A pochi metri, sono oggetto di un importante opera di recupero le Scuderie Papali, progettate dal Bramante. Di fronte alla Rocca si staglia l’imponente Fontana del Vignola.
Nel Museo Civico di Viterbo, in Piazza Crispi nell’ex convento di Santa Maria della Verità, sono conservate i capolavori di Sebastiano del Piombo, artista veneto del primo ‘500 attivo a Roma e molto vicino a Michelangelo, la Pietà e la Flagellazione. Ma la più importante espressione del Rinascimento propriamente locale è situata lì accanto, nella Cappella Mazzatosta di Santa Maria della Verità: gli affreschi di Lorenzo da Viterbo, artista morto giovane ma in tempo a lasciare dipinti fondamentali per ricostruire la Viterbo dell’epoca. Soprattutto nell’affresco dello Sposalizio della Vergine sono ritratti notabili viterbesi in costume rinascimentale. Dopo i danni subiti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, gli affreschi della Cappella Mazzatosta sono stati restaurati con tecniche all’avanguardia sotto la guida di Cesare Brandi